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2011-02-26

Con le guerre popolari, con la rivoluzione proletaria mondiale, con le lotte antimperialiste

Mantenendo distinzione e comprensione tra lotta antimperialista e rivolta dal basso allo stadio iniziale.
Comprendendo positività e limiti, per l'avanzamento della rivolta dal basso popolare in espansione.
Tra poco questa rivolta travolgerà l'est europa del capitalismo fascista e schiavista.
Poi per i paesi imperialisti inizierà l'agonia.
La maturità delle lotte non vorrà schemini e professorini, ma Partiti Comunisti maoisti all'altezza della situazione.
Riportiamo qui una analisi del momento e dei suoi risvolti nel nord-est (dopo il sit-in noglobalista davanti a Unicredit a Venezia), e due contributi.
Prima però vogliamo riportare qui una bella effinge, che spiega molto anche di Venezia e della politica "umanitaria" italiana. A tal proposito ricordiamo che il Sole 24 ore di questi giorni è molto documentato sui comunicati stampa di Gheddafi.

(26-2-2011)

Gheddafi quando era buono: 1979, compartecipazione alla Fiat
Gheddafi quando era cattivo: 1986, bombardamenti USA


Gheddafi buono 2

Gheddafi cattivo 2

Un’altra volta occorre riconoscere che il cancro del nord-est prosegue imperturbabile, un piede nel regime, un piede nell’antagonismo, a costituire nella continuità dei propri orticelli, lo spazio opportunista della raffigurazione mediatica e non lo spazio dell’unità dal basso.
Tuttavia molti esempi contrari, cioè positivi, continuano ad esprimersi, la possibile lotta a venire contro il nucleare a Chioggia,  la lotta per la difesa del territorio nella Riviera del Brenta, le lotte dal basso, contro le varie nefandezze proposte dagli interessi borghesi e corporativi, le lotte spontanee ed autorganizzate che in molti settori avanzano.
Le posizioni “di sinistra”, per esempio quella della Fiom ora discesa in campo sulla cig in Fincantieri, sono tardive ed opportuniste. Tardive, perché non preparano la lotta prima, per generalizzarla, opportuniste, perché fatte innanzitutto e con nessuna onesta apertura alle realtà di classe, sulla cig degli operai diretti, lasciando come sempre a cercare di fare battaglie (per loro definite “impossibili”) generalizzate e dal basso negli appalti, ove intervengono solo quando i buoi sono già scappati dal recinto.
Le posizioni “omogenee” per esempio contro il CIE a Campalto, giuste nello specifico, e sbagliate sia strategicamente (non c’è una posizione per una campagna nazionale di abolizione dei CIE-CPT, ricordiamo che i CPT furono istituiti da Prodi e che Prodi non ha mai posto all’odg la abolizione della Bossi-Fini), sia specificamente, perché ora, la destra, vorrebbe farlo in un “comune leghista”. Il che non sarà nemmeno quello una bellissima cosa.
Le posizioni dell’autonomia di classe (ossia per la costruzione del sindacato di classe, per l’unità dal basso studenti-lavoratori), trovano l’ostracismo politico di un giornalismo un po’ lacché ed un po’ vocalista, sostanzialmente non siamo nell’Emilia Rossa, ma siamo in un’Emilia gialla, e il resto è Vandea, per cui la colpa della falsa sinistra e dei cd.noglobal che ORA gridano contro Gheddafi, come due anni fa contro il regime dell’Iran, ma che non accolgono il futuro che vive già nelle Guerre Popolari maoiste, in quanto ostili al comunismo, è principalmente quella di far parte del teatrino.
Qui riportiamo un volantino per la manifestazione nazionale a Milano, alla quale avremmo voluto partecipare, ma nelle nostre economie e forze, rimaniamo qui a lavorare nel nostro quotidiano e per lo sciopero del 1 marzo, sul quale peraltro, ancora una volta, nessun appello serio all’unità è stato ricevuto da Slai Cobas per il Sindacato di Classe, che è assai presente nelle lotte degli immigrati in regione, se non per le iniziative che sono organizzate dal Comitato di Rovigo, al quale auguriamo ogni positiva continuazione.

Questo volantino è riportato dal sito dei compagni di Napoli dell’Università.
verso le giornate di mobilitazione del 26 Febbraio a Milano (Corteo Nazionale al Fianco dei popoli in lotta) del 25 Febbraio e del 1 Marzo, sciopero dei migranti e giornate di mobilitazione al fianco delle rivolte in Nord Africa e contro l'imperialismo italiano.
Questi ultimi mesi sono stati segnati dalle rivolte di milioni di persone che dal nord Africa hanno aperto nuovi scenari, la cui rilevanza va al di là dei confini dei paesi interessati. Milioni di persone, hanno portato per giorni in piazza la propria rabbia e le proprie rivendicazioni cercando di costruire un futuro diverso da quello che fino ad oggi gli era stato prospettato. Per quanto i mass media nei paesi europei abbiano cercato di raccontare queste rivolte come fenomeni lontani, senza alcun collegamento con le lotte a cui abbiamo assistito in quest’autunno in Europa, senza ripercussioni sulle nostre vite, le mobilitazioni in Egitto, Libia, Tunisia, hanno molto a che fare con il “nostro” mondo.

Le condizioni di vita delle masse arabe sono il frutto dell’imperialismo occidentale, in cui la nostra cara e buona Italia gioca un ruolo di primo piano. L’esempio dell’ultima ribellione, quella libica, vede il nostro paese partecipare ai massacri di civili, con la presenza attiva di uomini e mezzi forniti dal governo Berlusconi. Gli interessi delle aziende italiane che da decenni operano in Libia, grazie agli accordi sottoscritti dai nostri governi (a prescindere dal loro orientamento politico) e il regime di Tripoli, sono tra le principali cause dello sfruttamento e della miseria del popolo libico, nonché della longevità del potere di Gheddafi. La ribellione è quindi anche contro l'ENI, l'Impregilo e tutte quelle imprese che hanno macinato profitti e rapinato risorse a danno della popolazione locale. Le stesse che qui in Italia sono impegnate a calpestare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, a cassaintegrare e licenziare.

Dinanzi a questo panorama le classi dirigenti del nostro paese sbandierano lo spauracchio  dell’“invasione”, criminalizzando gli sbarchi e gli immigrati presenti sul nostro territorio; alla criminalizzazione mediatica, virtuale, se ne affianca una di fatto: le leggi italiane sono infatti costruite in modo tale da rendere l'immigrato il soggetto più sfruttato e ricattabile per i profitti dei nostri padroni, una vera e propria arma da utilizzare per peggiorare ulteriormente le condizioni dei lavoratori autoctoni, con l'obiettivo di frammentare il fronte dei lavoratori. 

Se questa è la strategia del capitalismo, le lotte che infiammano il Nord Africa ci permettono ancor meglio di delimitare il campo tra amici e nemici, tra quelli al cui fianco combattere e quelli contro cui combattere. 
È per questo che il primo marzo saremo al fianco dei fratelli immigrati e dei popoli in rivolta contro le politiche dei padroni e contro l'imperialismo nostrano.

Qui invece riportiamo il testo di convocazione della manifestazione di Palermo dei compagni del nostro Partito.

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