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2010-11-29

La segnalazione del giorno

Protesta delle donne a Taranto

La significativa denuncia di Slai Cobas per il Sindacato di Classe nel Veneto

Sabato 27 novembre si è svolto un sit-in sotto le mura del Comune di Venezia, a Mestre, cui hanno partecipato anche diversi operai immigrati bengalesi del Cobas degli appalti Fincantieri di Marghera, che hanno distribuito un volantino del Sindacato, nel quale di fatto non vi erano elementi di condivisione palesati con le motivazioni degli organizzatori del sit-in. Questi (tuttinpiedi) si propongono la creazione di una "lista di disoccupati" "da presentare al Comune", ci pare che nel volantino diffuso invece dagli operai immigrati bengalesi, vi fosse il problema dell'autorganizzazione, del reddito e salario garantito, degli abusi e vessazioni fatti dai padroni in questo fascismo "moderno" e della lotta necessaria dei disoccupati come Disoccupati Organizzati. Due linee chiaramente diverse, una che si pone nell'ambito dei "diritti" da "perorare", l'altra nell'ambito della lotta di classe. Queste due linee si esprimono in ogni campo, e noi sosteniamo la classe operaia e le sue avanguardie che accettano ciò che porta il cammino e vi si confrontano senza pietismi.
In ogni caso non sono stati segnalati incidenti o provocazioni repressive di alcun genere.
Veniamo ad apprendere invece in altre parti del sito del Sindacato, che le provocazioni (come quelle che a Brescia stanno attuando le cosiddette forze dell'ordine nei confronti di quegli immigrati che sono stati identificati durante la solidarietà ai clandestini sulla gru) nei confronti di immigrati lavoratori stagionali del settore turismo, NON SONO CESSATE, e che anzi parrebbe che le forze di polizia avessero ordine di arrestare ed espellere anche QUEI LAVORATORI che hanno proceduto ad iniziare vertenze e cause presso il Tribunale del Lavoro. Questa cosa, se veritiera come sembra, darebbe "il segno" di quale sarebbe la follia nazista e razzista che pervade i sadici in divisa, che vorrebbero attuarla in una situazione di "vuoto di potere" quale di fatto già è, sulla base degli ordini fanatici del trombettista aspirante jazzista, Maroni. Un esempio sui generi di cose già accadute in passato.
A VOCE ALTA GRIDIAMO: NO AL FASCISMO NO AL RAZZISMO !
Il 12 dicembre è vicino.
Per noi il 12 dicembre è tutti i giorni !
Attenti reazionari, che avete superato la soglia di guardia già da tempo !
Il Popolo Italiano, il Proletariato, i Lavoratori ed i Disoccupati, sono stanchi !

2010-11-16

Nostra traduzione di un articolo sulla Lotta delle lavoratrici tessili in Bangladesh nel 2010, tradotto da "Partisan"

Le “Canuts” del XXI secolo !
BANGLADESH – DONNE IN SCIOPERO
(traduzione dal francese – da “Partisan”, novembre 2010 – n.4)

 [Il movimento operaio all’inizio del XIX secolo visse un grande passaggio con la lotta dei “Canuts”, ossia degli operai setaioli di Lione]

In Bangladesh, ci sono 455 grandi fabbriche tessili che occupano 4 milioni di lavoratori, in maggioranza donne. Le donne rappresentano l’80% della manodopera dell’industria tessile, subiscono aggressioni ed imprigionamenti.
QUESTI OPERAI (UOMINI E DONNE) SONO I PEGGIO PAGATI DEL MONDO, prendono circa 18 euro al mese (meno di un euro al giorno). Durante gli ultimi 5 anni, i beni di prima necessità come il riso, il grano e gli affitti sono aumentati di circa il 43%. I lavoratori iscritti a sindacati nel settore tessile sono circa 100.000 (uno su 40), ma la rivendicazione unitaria di 55 euro al mese ha permesso una maggiore adesione ed una unità nella lotta. Queste officine producono per Wal-Mart, Marks, Spencer, Carrefour, Zara, … Producono per i nostri marchi ! [1]
Il padronato ha “invitato” i dirigenti sindacali ad una riunione proponendo un salario mensile di 33 euro. Se certi sindacati hanno accettato, i sindacati più radicali hanno rifiutato, valutando che questa somma ridicola sia insufficiente alla sopravvivenza dei lavoratori.

I LAVORATORI RESISTONO, bloccano le strade, incendiano le fabbriche e le materie prime, distruggono le macchine. Dall’inizio del 2010, i lavoratori hanno perso la pazienza. Con la crisi, si è aggravato ancor più il deterioramento delle condizioni di lavoro e di sfruttamento, dovute all’aggravarsi della concorrenza tra i paesi. Questa la motivazione di questa esplosione. Da alcuni mesi, gli operai si stanno battendo con la polizia in tutte le città del paese. La polizia è stata rinforzata da una sezione militare speciale (forza rapida di intervento) e da una milizia speciale armata di stanza nei pressi delle officine (Ansars).

I PADRONI DEL TESSILE MINACCIANO… di delocalizzare. Ad un sindacalista inglese, il ministro del lavoro racconta la sua impotenza: “Il problema in Bangladesh è che le multinazionali della grande distribuzione non pagano questi aumenti salariali. Ogni anno, le multinazionali calano i prezzi, e spingono verso il basso anche i salari. Voi dovete controllare le multinazionali, se voi volete aiutare i lavoratori del tessile.”  [2]

L’ORGANIZZAZIONE. Il punto debole del movimento, è che non ha una direzione unificata. [3] In Bangladesh, ci sono 6.000 sindacati, in concorrenza gli uni con gli altri, con poche coalizioni sindacali. Il denaro proviene soprattutto dall’Europa o dagli Stati Uniti d’America, ed ecco la lotta per ricevere questi fondi.
Il partito [sedicente] comunista inglese, (giornale Morning Star). Molto riformista, sostiene la lotta degli operai del tessile, ma non ne sostiene le loro azioni più violente. I veri comunisti non possono solo battersi per dei salari migliori, si danno come obiettivo nel corso della lotta la costruzione di un’altra società, e la Storia ha dimostrato che questo non si può fare in maniera legale e pacifica.
Ci sono partiti maoisti, legati alla guerra popolare in India, che partecipano a delle azioni armate, come il PBSP MUG-Bangladesh, ma non sappiamo bene come sia il legame tra la lotta dei lavoratori del tessile e la lotta armata. I lavoratori del tessile del Bangladesh hanno imparato rapidamente nella lotta di classe, la legalità, l’illegalità, la resistenza allo Stato, come si può apprendere in tutta la durata di una vita. Non si può accontentarci di dire che bisogna lottare, bisogna passare ad un'altra tappa della lotta contro le multinazionali mondiali. [4] Sosteniamo la lotta degli operai del tessile in Bangladesh.
Viva l’internazionalismo proletario !

Traduzione a cura del Circolo operaio di Proletari comunisti – Venezia

[1][nel testo originale la parola “nostri” era in maiuscolo, noi la teniamo minuscola perché non siamo così idioti dal pensare alla bandiera nazionale quando si tratta di marchi di aziende capitalistiche, dato che peraltro il capitalismo è il primo motore guerrafondaio della Storia ad aver mosso guerra al concetto di nazionalità, n.d.T.]
[2] [ovviamente il governo del Bangladesh è strettamente legato all’Occidente, ma l’articolista rappresenta una realtà viziata principalmente dalle multinazionali per significare che poi sono esse che dettano legge, e non certo, nemmeno, il governo stesso, n.d.T.]
[3] [anche qui la rappresentazione dell’articolista al problema –la unità del movimento sindacale- astrae dalla storia concreta del Bangladesh nonché in un certo senso anche dalla necessità che ha ogni movimento di svilupparsi dal basso per essere tale, determinando poi una guida, e non certo dandosi la priorità di “unirsi” anche con gli opportunisti ed i venduti; un problema del genere lo abbiamo anche in Italia, n.d.T.]
[4] [qui vediamo come i compagni di “Partisan” non inseriscano mai nel loro articolo il termine “imperialismo”, che delle multinazionali è stato il “naturale” primo prodotto; ciò perché qui i compagni di “Partisan”, civettano con il movimento “noglobal”, che ha orrore del termine “imperialismo”, n.d.T.]

Iniziato il lavoro di studio del Manifesto del Partito Comunista, scritto nel 1847-1848 da Marx-Engels

Già due gruppi di operai immigrati hanno iniziato lo studio del Manifesto del Partito Comunista all'interno delle riunioni di studio del Circolo; nel veneziano la nostra presenza, a causa di una gravosa e pesante perdurante e provocatoria situazione di controrivoluzione "preventiva", vede i lavoratori e gli studenti italiani più timidi a frequentarci, questa situazione potrà cambiare solo con il tempo, quando la pesantezza della crisi farà in modo che i circoli opportunisti presenti smetteranno di raccogliere le spinte che vengono dai giovani e dai lavoratori più coscienti.
Si tratta in gran parte di operai metalmeccanici della provincia di Venezia.

Partecipazione alla manifestazione dei metalmeccanici del 16 ottobre

Proletari Comunisti - PCm ha partecipato alle manifestazioni in piazza del 16 ottobre ed alla contestazione del comizio di Epifani.

pc quotidiano 11-17-18 ottobre - la contestazione a epifani

La visibile contestazione del comizio di Epifani, da noi voluta e organizzata con le nostre bandiere, si è dimostrata una azione positiva, come elemento di una differenziazione politica e sociale che era importante segnare in una gigantesca manifestazione come quella di ieri.
purtroppo molte forze che volevano partecipare alla contestazione, tranne un gruppo di giovani, operai e studenti, che innalzava lo striscione dello sciopero non c'erano- invece era giusto e necessario dare una indicazione ai lavoratori visibile, come noi invece abbiamo cercato di fare ai due concentramenti con striscioni, volantini e locandine, nel pezzo di corteo da Ostiense e nei punti di arrivo dei due grandi cortei, da via Merulana e da
via E. Filiberto.
Questa presenza alla manifestazione e alla contestazione ha trovato un qualche spazio nei mass media Oggi tutta la grande stampa scopre Red Block e Proletari comunisti.
Sole 24ore, pag. 6 nel titolo occhiello: "fischi dei Red Block a p.zza S. Giovanni" - nell'articolo "anche se durante il comizio finale un nutrito gruppo antagonista dei Red Block ha occupato l'area sotto il palco riservando fischi all'intervento di Epifani... tanto da spingere il leader della Rete 28 aprile Giorgio Cremaschi su posizioni tradizionalmente vicine
alla sinistra radicale, a fare più volte cenno di smetterla con le contestazioni...".
La Repubblica, pag. 6: "...ma in realtà le due parole urlate più forte e più volte sono state: 'Sciopero generale', ritmato a pugno chiuso sotto le bandiere di Red Block...".
Corriere della Sera, pag. 2: "Epifani... quando sale sul palco ha a destra Cremaschi, a sinistra Landini e a pochi metri davanti a sè un gruppuscolo di fischiatori che sventola bandiere di Proletari comunisti e di Red Block".
La Stampa, pag. 2: "Guglielmo Epifani al suo ultimo comizio a segretario generale della Cgil si prende qualche fischio da un gruppetto di militanti con bandiere Red Block e Proletari comunisti".
L'Unità, pag. 6: "la Fiom ha chiesto lo sciopero generale... alla piazza piace, applaude, in tanti avevano scandito la richiesta durante il corteo. Ma non sono metalmeccanici quelli che continuano a scandirla durante tutto il comizio di Epifani. Qualche decina di persone, a poca distanza dal palco, con le bandiere Red Block, Slai cobas, Proletari Comunisti".
Si intende qui slai cobas per il sindacato di classe taranto, presente con una delegazione dei sidsoccupati organizzati che avevano aderito alla manifestazione).
Infine, i due giornali - uno di fasla sinistra che non ha gradito..
Il Manifesto, che è costretto a citare ma deve avviare subito operare per isolamento, denigrazione e criminalizzazione della nostra presenza. Il pezzo nel suo piccolo è significativo. "non è semplice per Epifani iniziare a parlare. la piazza invoca: sciopero,
sciopero! La segreteria della Fiom al completo gli si mette al fianco intorno al microfono. E' regola antica in Cgil, il segretario generale si rispetta. La folla che è rimasta capisce fa silenzio, tranne una cinquantina di persone che sventolano un paio di bandiere di un ignoto Red Block, e fischiano per un pò".
Libero, fa il commento più di destra. Mette un titolo: "Epifani contestato, minaccia lo sciopero". Ma non mette la cronaca della contestazione. E' in un altra pagina, 4, che scrive: "... non c'erano i tanto temuti Black Block, ma i più pacifici Red Block, naturalmente di rosso vestiti...".
Se ci sono diversi altri giornali, oltre ai sette citati, che hanno rilevato la nostra presenza, Sono scorse molte immagini nelle televisioni e nei tanti video, un manifesto viene realizzato da oggi e affisso nelle fabbriche e nelle città dove siamo presenti con la foto dello striscione di Roma e questo testo
"UN MILIONE IN PIAZZA A ROMA. IL NO DELLA CLASSE OPERAIA CONTRO PADRONI E GOVERNO. SI' ALLO SCIOPERO GENERALE. RED BLOCK, PROLETARI COMUNISTI CONTESTANO EPIFANI".
Nelle scuole, nella gioventù proletaria, nel movimento va valorizzata la presenza e la novità rappresentata dai giovani maoisti di Red Block, che dopo l'antifascismo a Palermo ha avuto modo di cominciare a farsi vedere alla grande manifestazione di Roma - non è facile oggi realizzare una presenza tra i giovani di una organizzazione giovanile comunista, rivoluzionaria e maoista autentica impegnata nella lotta e organizzazione su tutti i temi: movimento studentesco, antifascismo e repressione, internazionalismo e saldamente a fianco delle lotte operaie e proletarie.
Proletari comunisti
17.10.10

La nostra partecipazione alla manifestazione è stata positiva.
La linea che ci eravamo data di coprire tutti e due i cortei con due raggruppamenti diversi è stata giusta ha permesso di raggiungere parte significativa degli operai di tutta la regione, con buona visibilità in piccolo naturalmente.
La presenza con lo striscione principale ai due concentramenti finali è stata positiva e visibile: molto buona per il raggruppamento intorno a PA; con qualche difficoltà all'altro raggruppamento intorno a Taranto che erano numerosi ma per alcuni proletari era la prima volta in manifestazioni di questo genere.
Riuscita dall'inizio alla fine la presenza dei giovani maoisti di Red Block.
La compattezza e la visibilità all'atto della contestazione di Epifani ha dato valore e anche significato politico generale alla nostra presenza.
Diffuse diverse decine dello speciale Fiat - anticipo del nuovo numero della rivista marxista-leninista-maoista 'la nuova bandiera' Fiat in una situazione in cui era abbastanza difficile diffondere; diffusi fogli mfpr fatti ad hoc per le operaie e donne proletarie presenti;
presi e ripresi numerosi contatti.
Particolare calore e rilievo primo fra tutti in questa fase con i tre licenziati fiat sata.
Verificata l'attenzione e interesse per il nostro lavoro e la crescente e perfino inaspettata lettura del nostro blog.
Possiamo fare di più e meglio, se cresciamo innanzitutto politicamente, organizzativamente e anche ideologicamente. Ma un passo in avanti è stato fatto.
Proletari comunisti
17.10.10