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2010-12-27

La Nuova Bandiera n.5

il Circolo Operaio di Proletari Comunisti a Mira è stato fondato tra operai
immigrati delle fabbriche della Riviera, a Marghera tra operai della
Fincantieri e di altre realtà. Sin dall'inizio si è visto che si stanno
scontando diversi limiti e fattori che rallentano la crescita del lavoro, ma
non per questo si considera che i giochi siano fatti. La crescita di una
realtà di questo tipo nella ns.realtà veneta, così frammentata e pervasa da
forze che ostacolano la costruzione del PCm nel fuoco della lotta di classe,
e che cercano di tenere sotto controllo le lotte dei giovani, è una lotta
che probabilmente costerà molto tempo ed energie. Ma non per questo dobbiamo
pensare che questa lotta non sia necessaria.
Qui inviamo ai lavoratori che conosciamo un testo, di presentazione della
rivista "La nuova bandiera", ricevuto dalla sede nazionale di Proletari
Comunisti.

PRESENTAZIONE N. 5 DELLA RIVISTA LA NUOVA BANDIERA

Torna ad uscire la rivista La Nuova Bandiera dopo un intervallo abbastanza
lungo. Questa rivista non ha ancora una periodicità fissa; essa è
strettamente legata ai tempi del lavoro politico ideologico nazionale e
internazionale dei proletari comunisti maoisti italiani, impegnati nella
costruzione del partito comunista maoista nel nostro paese, come reparto
d'avanguardia
organizzato della classe operaia, parte integrante del movimento comunista
internazionale .
Questo lavoro procede, sia pure non con i tempi che vorremmo e che
richiederebbe la situazione nazionale e internazionale.

Sul piano internazionale, siamo impegnati a uscire dalla crisi/stagnazione
in cui il Movimento Rivoluzionario Internazionalista (MRI), componente
marxista leninista maoista del movimento comunista internazionale, è entrato
negli ultimi anni per effetto della debacle opportunista di una parte
consistente dei partiti che costituiscono il Corim, il coordinamento
internazionale e il centro di questo movimento. La debacle opportunista ha
visto come interpreti principali il Partito comunista rivoluzionario degli
Stati Uniti, il PcrUsa, e negli ultimi quattro anni la direzione
revisionista del Partito Comunista del Nepal. In questo contesto è stato
necessario riprendere le fila dell'unità delle forze interne ed esterne al
MRI per ricostruirne una rete, un coordinamento, in prospettiva di una nuova
conferenza internazionale che dia vita a un nuovo centro e a una linea
generale aggiornata.
La nascita della rivista 'Maoist Road' è uno strumento e una tappa di questo
lavoro. Il N. 0 è già uscito e si prepara il N. 1 della rivista realizzata
con la collaborazione di partiti e organizzazioni e compagni che stanno
contribuendo a questo lavoro.
Per queste ragioni, il presente numero de La Nuova Bandiera non contiene una
sezione internazionale perchè articoli e documenti, anche nostri, troveranno
spazio nei prossimi numeri della rivista 'Maoist Road' che verrà distribuita
nel nostro paese insieme a La Nuova Bandiera.

Sul piano nazionale, la lotta per il partito cammina attualmente su due
gambe. Quella della edificazione ideologica e programmatica del partito
comunista di tipo nuovo, della sua strategia rivoluzionaria adatta al nostro
paese, del nuovo inizio del cammino della guerra popolare prolungata
necessaria. Quella dell'accumulazione delle forze necessarie alla crescita
di un impianto politico organizzativo che tocchi le fabbriche, le città più
importanti, indispensabile per svolgere una funzione all'altezza dei compiti
che il partito comunista in costruzione domanda.
Questo richiede il rilancio e approfondimento della battaglia per l'unità
dei comunisti, del lavoro per conquistare avanguardie operaie e proletarie
nei luoghi centrali della lotta di classe.
Si tratta di un lavoro essenzialmente politico, radicato nelle lotte operaie
e sociali, combinato con una polemica aperta e combattiva contro le
tendenze, presenti nel nostro campo, che ostacolano, contrastano e
danneggiano l'avanzamento della costruzione del partito.
Parte di questo lavoro è anche la formazione di base di operai, giovani,
donne che costituiscono le attuali avanguardie di lotta, in generale
sprovviste degli elementi basilari del marxismo e ancor più del leninismo e
del maoismo.
Per questo La Nuova Bandiera, e questo numero ne è un esempio, sceglie
soprattutto questo secondo aspetto del lavoro politico, teorico, come
materia dei suoi scritti, del suo uso e diffusione.
La forma adatta a questo lavoro è quella dei Circoli Proletari comunisti che
la rivista impulsa con la concezione e la pratica, che non ci stanchiamo mai
di affermare, nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le
masse.
Diversi di questi articoli sono già in parte usciti nel blog di Proletari
comunisti - vedi Speciale Fiat - ma il loro inserimento nella rivista ha uno
scopo altro, quello cioè di rendere questi testi pienamente organici al
lavoro politico teorico complessivo del partito e di consolidare i punti di
riferimento di essi che fanno da stella polare discriminante nel movimento
operaio e comunista.

Ottobre 2010

la rivista si può richiedere a livello nazionale a ro.red@libero.it

in Veneto la potete avere chiedendola anche ai ns.Circoli
procomve@gmail.com

il costo del n.5 è di 5 euro

2010-12-25

LA POLITICA DEI PADRONI DALLA FIAT ALLA FINCANTIERI - LA NECESSITA' DI UN AUTENTICO PARTITO COMUNISTA REPARTO D'AVANGUARDIA DELLA CLASSE OPERAIA

COMUNICATO
Il piano fiat-Marchionne dopo Pomigliano, arriva a Mirafiori con l’attacco alla malattia e al diritto di sciopero, con i licenziamenti repressivi negli stabilimenti fiat. E’ un salto di qualità verso un regime di moderno fascismo e schiavismo in fabbrica e nella società’, portato avanti da padroni e governo - con l’appoggio dei sindacati complici CISL-UIL-UGL-Fismic...
serve che gli stabilimenti fiat diventino da gennaio ingovernabili
serve che gli esponenti sindacali che firmano questo accordo, vengano contestati
le loro sedi assediate
serve lo sciopero generale modello 14 dicembre degli studenti
ogni altra strada non porta nessun freno ai padroni, nessun risultato ai lavoratori
Estendiamo la lotta operaia in tutte le fabbriche e in tutto il paese per fermare questo attacco e questo regime in formazione: antioperaio, anticostituzionale, dittatoriale
costruiamo insieme dal basso il nuovo sindacato di classe e di massa con le energie migliori presenti nelle fabbriche e nei posti di lavoro.
Ma questo non basta, bisogna sviluppare la lotta politica proletaria, non delegandola a nessun partito parlamentare complici del piano fiat
Facciamo appello alle avanguardie operaie e proletarie per costruire insieme il nuovo partito della classe operaia, il partito comunista di tipo nuovo, proletario rivoluzionario, marxista-leninista-maoista, necessario per rovesciare il potere capitalista e conquistare il potere operaio
proletari comunisti-PCm Italia
24.12.2010

NOSTRA ELABORAZIONE
Quanto denunciato dal comunicato di proletari comunisti-PCm Italia, è assolutamente confermato da numerose tendenze di attacco ai diritti elementari degli operai in Fincantieri a Marghera. Stiamo assistendo a numerosi tentativi in tal senso, sia negli appalti della Fincantieri, sia in altre realtà.
Ciò significa che il “filo nero” che lega la politica Fiat, (in questa congiuntura a partire dal caso Melfi, dalle minacce di chiusura di Termini Imerese, quindi dall’attacco strutturale di Pomigliano e dalla successiva rottura contrattuale con la Fiom da parte di Confindustria, con lo smascheramento totale di Cisl-Uil), alla legge del cosiddetto “collegato lavoro” ed ai progetti di revisione e riscrittura dello Statuto dei lavoratori, è un filo nero che attraversa tutto il mondo industriale e dei cosiddetti “consulenti”, che in molti casi altro non sono che “consiglieri specializzati in truffe”, lautamente pagati dai padroni per erodere margini di salario e di dignità ai lavoratori.
In un caso addirittura una ditta subappaltatrice in Fincantieri, con oltre 100 operai, lamenta che moltissimi operai a novembre hanno fatto “da 1 a 3 giorni” di malattia, come se questo non fosse normale in un paese in cui tutti i cittadini sono stati colpiti da influenza tra ottobre e novembre, come se si trattasse addirittura di un “complotto” ordito in funzione conflittuale dagli operai stessi !!!
La cosa più scabrosa tuttavia è che la politica del “cuore” del residuale della “sinistra” nella politica italiana, cioè la Cgil, giochi al “rinvio” dello sciopero generale, e soprattutto la posizione di Napolitano. Va detto che Napolitano, al pari di Pertini che si eresse a difensore dei padroni dai “cattivi” delle Brigate rosse, si erge questa volta a paladino della “normalità”, mentre il paese va a catafascio e l’economia delle famiglie va in rovina. Napolitano, che comunista non è mai stato neppure quando era dirigente del Pci, è stato il primo dirigente del P”c”i ad andare in visita negli Stati Uniti.
Siccome riteniamo che quanto a nefandezze nella Storia, solo l’aeronautica degli Stati Uniti sia stata e sia superiore ai nazisti di Hitler ed ai secoli dell’Inquisizione Vaticana, non comprendiamo perché Napolitano non abbia avuto alcun problema a mantenere a galla Berlusconi. Poteva sempre chiamare l’Esercito degli Stati Uniti a salvare l’Italia per la seconda volta ! Perché questo è ciò che pensa Napolitano, lui pensa che l’Italia l’abbiano salvata gli americani, non certo il Comitato di Liberazione Nazionale !
Noi, che non la pensiamo come lui su nulla, riteniamo che l’Italia l’abbiano salvata i Partigiani ed il Popolo stesso, una volta risvegliatosi. E che di una nuova Liberazione e di un nuovo Risveglio, ci sia davvero bisogno !
A partire dall’unità dal basso degli operai e dei proletari nell’autorganizzazione, nelle lotte, nel sindacato di classe in costruzione, e grazie ad una lotta fino in fondo, ad una guerra popolare, diretta finalmente da un Partito Comunista all’altezza della situazione !
Circolo operaio-Proletari Comunisti-Marghera
25.12.2010

PALERMO 22 DICEMBRE - PRENDIAMO LE DISTANZE DA CHI PRENDE LE DISTANZE !

Prendiamo le distanze da chi prende le distanze! Sui fatti del 22 Dicembre a Palermo
Lo scorso 22 dicembre Palermo ha visto una nuova grande giornata di mobilitazione in cui migliaia di studenti sono tornati di nuovo in piazza contro la riforma Gelmini e il governo Berlusconi.

Dopo il grande assalto dei palazzi del potere a Roma dello scorso 14 dicembre, gli studenti palermitani hanno tenuta alta la bandiera del movimento, assaltando il palazzo della regione siciliana che alla stregua del parlamento nazionale è dimora di mafiosi e parassiti.

Nel pomeriggio un secondo corteo ha bloccato la vita economica della città paralizzando il centro storico e colpendo simbolicamente con vernice e spray banche e grossi esercizi commerciali come la Rinascente.

Smentiamo categoricamente la versione dei principali quotidiani che hanno parlato di “corteo di violenti la mattina” e di “corteo pacifico di pomeriggio” come scritto da Repubblica, non ci sono ne buoni ne cattivi, il movimento studentesco è unico e attua pratiche condivise. In questo senso sono giuste e rivendichiamo tutte le pratiche e le azioni di questo movimento, dall’assalto alla sede regionale, ai cassonetti ribaltati in questi giorni, ai blocchi selvaggi della città e dei suoi centri nevralgici, agli attacchi simbolici a banche, Mondadori, Rinascente ecc.ecc.

Tutto questo è stato messo in atto dal movimento studentesco che nonostante le sue molteplici anime si è trovato d’accordo su queste pratiche radicali.

Tutto ciò è stato possibile perché dal movimento dell’onda del 2008 il movimento attuale ha imparato dagli errori ed è cresciuto, ha imparato a tenere fuori i partiti e i sindacati istituzionali (leggi di regime) anche di falsa sinistra come PD e CGIL ma non solo.

In questo senso provocano un forte senso di sdegno le dichiarazioni di individui squallidi, come le organizzazioni di cui fanno parte, che vistosi relegati in un angolo dagli studenti adesso tentano di risalire alla ribalta complice la stampa compiacente.

Le dichiarazioni di mdu-udu-giovani pd-cgil-sel-unipablock che condannano gli scontri avvenuti la mattina del 22 dicembre davanti la sede regionale siciliana e il lancio di oggetti contro la questura di Palermo additando un piccolo gruppo di “violenti e facinorosi” sono semplicemente vergognose, "E' veramente triste e sconfortante assistere alla mortificazione del movimento operata da frange estremiste che poco hanno a che vedere con la popolazione studentesca", afferma Giovanni Pagano, segretario dei Giovani Democratici di Palermo. Quando mai i Giovani Democratici di Palermo hanno fatto parte del movimento? Si vedono nelle facoltà solo nei periodi elettorali…

Queste dichiarazioni non solo sono vergognose, ma sono anche in linea con quelle del Ministro dell’Interno Maroni e con il governo in generale.

Un governo che difende i mafiosi e i vari dell’Utri, non può permettersi di parlare di “
avamposti della lotta alla mafia” riferendosi alla questura.

I veri avamposti della lotta alla mafia sono i movimenti sociali che praticano l’antimafia sociale quotidianamente, non i luoghi del potere che arrestano e allo stesso tempo sono collusi. La lotta contro la mafia è indivisibile dalla lotta contro lo stato, la stessa questura che qualche mese fa ci ha mandato contro decine di sbirri in divisa e in borghese, arrestandoci per un semplice volantinaggio antifascista. La stessa questura che manda i suoi servi a reprimere le proteste sociali in città merita questo e altro ancora.

Gli estranei all’interno del movimento sono proprio i partiti di falsa sinistra come pd e sel che vorrebbero egemonizzare per i propri sporchi fini il movimento, i parassiti politici che quando al potere c’è il centro destra giocano a fare l’opposizione per fini elettorali e quando sale al potere il centro-“sinistra” che mette in atto le stesse politiche anti-popolari del centro-destra difendono l’operato del loro governo.

Estremisti? No, semplicemente non dimentichiamo. Non dimentichiamo i governi D’Alema e Prodi, non dimentichiamo la legge Treu che ha introdotto la precarietà nel nostro paese, non dimentichiamo i ministri dell’istruzione Berlinguer e Fioroni, non dimentichiamo le bombe sulla ex-Yugoslavia ecc ecc.

E lo sciopero generale che paventava la CGIL a Roma il 16 ottobre dopo che la piazza lo richiedeva a gran voce interrompendo più volte l’intervento del suo segretario Epifani? L’attuale segretario del sindacato più grande in Italia, la Camusso, ha dichiarato proprio il 22 che “secondo la CGIL attualmente non ci sono le condizioni per proclamarlo”!!! Di quanti altri disoccupati, cassaintegrati e precari la signora Camusso ha bisogno ancora perché ci siano “le condizioni” per proclamare uno sciopero generale?

Per tutto ciò dovrebbe essere chiaro come mdu, e udu ( i giovani della cgil) e i giovani del pd insieme alle loro organizzazioni madri siano nemici ed estranei al movimento, invitiamo gli studenti a prendere le distanze da questi loschi figuri! Che si facciano le loro carriere politiche e le loro scalate sociali lontani dal movimento studentesco.

Ma purtroppo non finisce qui…

In queste settimane di mobilitazione ne abbiamo viste veramente di tutti i “colori”: i giovani del PDL, il partito della Gelmini, che raccattando altri neofascisti si riciclano “in studenti in movimento” facendo finta di protestare contro la riforma del loro governo e prendendo in giro pochi studenti a parte ancor meno idioti che ci credono veramente. Abbiamo visto la “sinistra” di palazzo che dopo essere stata giustamente esclusa dal movimento, criminalizza e prende le distanze dal movimento.

Fin qui niente di nuovo, fascisti e riformisti sono sempre stati funzionali al potere e alla classe dominante.

Come se non bastasse anche chi sembrerebbe più interno al movimento, mercoledi 22 a Palermo si è messo contro le pratiche degli studenti scesi in piazza il pomeriggio, alcuni delegati e militanti della Confederazione Cobas hanno infatti strillato istericamente contro gli studenti che giustamente imbrattavano vetrine di banche e Rinascente. Cosa ancor più grave la dichiarazione a mezzo stampa della delegata del Cobas Confederazione Rina Ansaldi che farfuglia di partiti politici che dovrebbero essere più vicini alle richieste dei giovani ( ma quali? Gli stessi che ci fanno subire le loro politiche, che “prendono le distanze” e che ci condannano?) e ancora una volta ennesima dichiarazione di presa di distanze dagli “altri” studenti della mattina.

Un consiglio per tutti questi soggetti politico-sindacali più o meno istituzionali, la prossima volta statevi a casa!

Ormai gli studenti non si fanno strumentalizzare come nel 2008!

La riforma è legge, la lotta continua contro questo governo!

Sciopero generale dal basso!

RED BLOCK http://redblock-it.blogspot.com/ 

2010-12-20

INTERNAZIONALISMO IN AZIONE

dal blog quotidiano di Proletari Comunisti del 20 dicembre
SOSTEGNO A GUERRA POPOLARE IN INDIA: Decisa settimana internazionale di mobilitazione dal 2 al 9 aprile
SOSTEGNO A GUERRA POPOLARE IN PERU' ! - Vittoriosa Conferenza ad Amburgoil 4 dicembre 2010 ! - La Conferenza Internazionale di Amburgo del 4 dicembre 2010 era l'evento finale della serie di conferenze realizzate in quest'anno dal MPP, raccogliendo l'appello del Comitato Centrale del Partito Comunista del Perù. La Conferenza è stata una vittoria importante nella lotta per unire i maoisti del mondo sui principi della nostra classe – contro il nuovo revisionismo, contro la capitolazione, il cretinismo parlamentare e il piano dell'imperialismo di “accordi di pace” – e prr trarre un bilamcio dell'applicazione del maoismo, per il Nuovo Potere e la guerra popolare fino al el comunismo. Pubblicheremo presto gli interventi e i saluti alla conferenza sul nostro sito - MPP -solrojo - comunicato - Con la partecipazione di diverse decine di compagni di diversi paesi si è vittoriosamente conclusa la conferenza internazionale convocata dal Movimento Popular Peru organismo generato del Partito comunista del Perù sulla situazione del movimento comunista internazionale e in particolare del Movimento Rivoluzionario Internazionalista. Nella conferenza forte impegno unitario nell'affermazione del Maoismo e nel sostegno alla guerra popolare del Perù. Rilanciata la battaglia per una nuova conferenza internazionale. Forte, unitario e ampio intervento dei compagni di proletari comunisti impegnati nella costruzione del Partito Comunista maoista in Italia. Interventi e conclusioni saranno pubblicati nel prossimo numero di Sol Rojo in spagnolo. Resoconti e commenti usciranno del blog di proletari comunisti e nella rivista internazionale Maoist Road in via di realizzazione.
SOSTEGNO A GUERRA POPOLARE NELLE FILIPPINE - Information Bureau Partito comunista delle Filippine Press Release 17 Dicembre 2010  Il Partito Comunista delle Filippine (CPP) ha dichiarato oggi che 'non vi era né tradimento né una violazione del cessate il fuoco di 19 giorni dichiarato dal CPP e dal Fronte democratico nazionale delle Filippine (NDFP),' quando il New People's Army (Nuovo Esercito del Popolo) ha teso una imboscata terminata con un successo il 14 dicembre contro le truppe operative dell’83a Brigata dell’Esercito delle Filippine a Las Navas, Samar del Nord. Secondo le prime notizie, i combattenti rossi sono stati in grado di strappare almeno 10 armi da fuoco ad alta potenza alla sconfitta unità dell'esercito filippino.
“Il CPP, NPA, NDFP e tutte le forze rivoluzionarie danno pieno sostegno ai negoziati di pace e adempiono fedelmente alle loro dichiarazioni e impegni, compreso il cessate il fuoco da 16 Dicembre al 3 Gennaio, dichiarato in simultanea con il cessate il fuoco dele Forze Armate della (AFP) Filippine”. Per quanto riguarda il CPP, il NPA, l’NDFP e le forze rivoluzionarie, l'agguato di Samar di martedì scorso non deve toccare in alcun modo i negoziati di pace in corso. Si è trattato di un atto legittimo di guerra, effettuato per autodifesa in risposta ad una operazione offensiva nemica” ha detto il CPP. “D'altra parte, l’accusa di tradimento del portavoce dell’AFP, Gen. Brig. Mabantarivolta all’NPA è ipocrita e ricade sulla sua testa. In effetti, sono state le forze dell’AFP che hanno dimostrato di avere intenzioni da traditori quando hanno portato avanti operazioni offensive contro l’NPA e la base rivoluzionaria di massa nella zona appena due giorni prima dell'inizio del cessate il fuoco simultaneo.” “Hanno inviato le loro truppe a perlustrare la zona e condurre operazioni militari offensive sulla base di una relazione da essi ricevuta circa la presenza di una unità dell’NPA nella zona, ben sapendo che l'area è una base operativa dell’NPA,” ha sottolineato il CPP. Il CPP ha detto inoltre che 'La 803a Brigata ha schierato truppe nella zona proprio per dare battaglia al NPA. Ma l'esercito del popolo ha portato avanti il monitoraggio dei movimenti delle forze nemiche offensive e li ha coinvolti in uno scontro a fuoco. Con il sostegno del popolo, con la padronanza del terreno e una superiore conoscenza delle tattiche di guerriglia, l'unità dell’NPA è stata facilmente in grado di sottomettere le truppe operative nemiche.”
“L'imboscata del NPA è stata effettuata in base alle leggi di guerra internazionali”, ha aggiunto il CPP. “L'unità NPA ha legittimamente e responsabilmente impiegato esplosivi con comando a distanza, in contrasto con le mine/trappole a pressione, per sconfiggere l'unità dell’AFP, secondo il Trattato di Ottawa e altri trattati internazionali sulla condotta della guerra.”
SOSTEGNO A GUERRA POPOLARE IN INDIA - info a cura del comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India - Il Partito Comunista dell'India (maoista) sta progettando nuove strategie per aumentare la sua influenza e forza http://www.thehindu .com/news/states/andhra-pradesh/article938095.ece 
Il Partito Comunista dell'India (maoista), illegale per il potere, sta progettando altre importanti strategie per accrescere la sua influenza e forza. Un compito importante che i maoisti si sono dati è quello di creare una zona liberata, in Bihar, Jharkhand e Dandakaranya (Chattisgarh). A tal fine, si sta sviluppando ulteriormente la forza d'attacco del partito, il People Liberation Guerrilla Army (PLGA) -. Lo ha detto Prasad, membro del partito del comitato di Stato del confine dell’Andhra-Orissa nel corso di un'intervista in un luogo remoto al confine Andhra-Orissa. Pochi giornalisti hanno raggiunto il posto, guidati da un locale Girijan, coprendo a piedi una piccola distanza, dopo aver viaggiato su una pista sterrata e dissestata che su entrambi i lati era disseminata di mine antiuomo e mine direzionali per mantenere la zona fuori della portata della polizia. Il CPI (Maoista) festeggia il 10 ° anniversario del PLGA, dal 2 dicembre al 2 gennaio 2011. Come parte di esso, il partito ha organizzato una riunione durante la quale i Girijans locali hanno promesso di prendere in consegna le piantagioni di caffè del Dipartimento Forestale. Egli ha detto che il PLGA dovrebbe essere trasformato in esercito di liberazione del popolo necessario per una zona liberata. Formazioni del PLGA sono state sviluppate per raggiungere questo obiettivo ed è stata anche portata avanti una guerra di “movimento” effettuando incursioni su obiettivi lontani, mobilitando i suoi quadri armati provenienti da diverse parti con l’assistenza del popolo lungo il percorso. I quadri del PLGA, per un periodo di due o tre mesi, hanno effettuato con successo un attacco a Nayagarh in Orissa, come parte di questa guerra di movimento.
“La creazione di una zona liberata e il rafforzamento del PLGA a questo scopo è nelle fasi iniziali. Il processo è stato avviato formando comitati di villaggio, che sarà ampliato ai livelli di Mandal (taluk) e di distretto. Sono stati già formati nel Dandakaranya, i Janatana Sarcars [RPC- Consigli popolari rivoluzionari]”, ha detto.
Il PLGA, che ha già la forza di creare compagnie, sta adesso pianificando la costruzione di battaglioni. “Abbiamo già raggiunto questo stadio nel Dankaranya. Non abbiamo un calendario per gli altri settori, ma il processo sarà completato presto se le condizioni sono favorevoli, cioè fino a quando il popolo impugnerà la lotta armata.
VERTICE DI BRUXELLES:
Davanti al progredire della crisi del capitale in tutti i paesi, con milioni di disoccupati in più, i rappresentanti dei padroni a livello europeo provano e riprovano le loro ricette per uscirne.
Al vertice di Bruxelles i capi di governo europei hanno approvato il 16 dicembre un accordo che doveva servire a dare una “risposta sistemica” alla “crisi sistemica dell’euro” dice Strass-Kahn, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, ammettendo quindi che di crisi sistemica si tratta, ma che secondo lui non ha dato i risultati sperati perché rinvia le decisioni più drastiche sui conti pubblici al 2013.
Dopo avere già “salvato” la Grecia e l’Irlanda, e cioè le principali banche di questi paesi, creando un fondo specifico di 440 miliardi di euro (più 60 miliardi dell’Unione Europea e altri 250 miliardi del FMI, tutti soldi pubblici) ci si appresta a salvare gli altri stati che si dovessero trovare in difficoltà, Spagna, Portogallo, Italia…
La “foto” di gruppo vede infatti attualmente il paesi del centro, Germania e Francia, in una posizione più forte mentre man mano che ci si allontana dal centro comincia il raggio dei paesi messi peggio e a rischio.
Alla fine delle chiacchiere in queste riunioni, dove ogni capo di stato presente vorrebbe trarre vantaggio a spese dell’altro, “salvando la propria economia”, ciò che si decide è di continuare a fare pagare la crisi alle masse popolari, certo con buoni propositi e parole che vorrebbero significare il contrario.
A parte la firma sui soliti protocolli i capi di stato si sono impegnati a “fare tutto quello che sarà necessario per difendere la stabilità dell’area nel suo insieme.” Non solo, dice il sole 24 ore di sabato scorso, “questa volta l’allegato n. 3 al comunicato finale del summit elenca una serie di azioni da intraprendere nei prossimi mesi per dimostrare in concreto la volontà comune di salvare la moneta unica dagli assalti dei mercati. Che restano arroccati sullo scetticismo.”
  1. piena attuazione prima di tutto dei programmi di risanamento da parte di Grecia e Irlanda… mantenimento per tutti degli obiettivi di bilancio fissati per il 2010 e 2011 per correggere i deficit eccessivi entro i termini previsti.
  2. accelerazione delle riforme strutturali in grado in incentivare la crescita economica.
  3. rafforzamento del patto di stabilità e del nuovo quadro di sorveglianza macroeconomica a partire dall’estate prossima.”
Programmi di risanamento, obiettivi di bilancio fissati per il 2010 e 2011, riforme strutturali… Risanamento e competitività… tutte politiche che per essere attuate dovranno continuare a tagliare le spese sociali e peggiorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse.
E per far capire che già sono abbastanza su questa strada il capo del governo inglese Cameron ha voluto la certezza che la spesa pubblica per i prossimi anni fosse congelata, mentre Germania e Francia, “Merkel e Sarkozy hanno ipotizzato ‘il graduale avvicinamento dei sistemi pensione, magari adottando ovunque la stessa età pensionistica…”
Cos’è tutto questo se non violenza sistemica contro le masse popolari?

2010-11-29

La segnalazione del giorno

Protesta delle donne a Taranto

La significativa denuncia di Slai Cobas per il Sindacato di Classe nel Veneto

Sabato 27 novembre si è svolto un sit-in sotto le mura del Comune di Venezia, a Mestre, cui hanno partecipato anche diversi operai immigrati bengalesi del Cobas degli appalti Fincantieri di Marghera, che hanno distribuito un volantino del Sindacato, nel quale di fatto non vi erano elementi di condivisione palesati con le motivazioni degli organizzatori del sit-in. Questi (tuttinpiedi) si propongono la creazione di una "lista di disoccupati" "da presentare al Comune", ci pare che nel volantino diffuso invece dagli operai immigrati bengalesi, vi fosse il problema dell'autorganizzazione, del reddito e salario garantito, degli abusi e vessazioni fatti dai padroni in questo fascismo "moderno" e della lotta necessaria dei disoccupati come Disoccupati Organizzati. Due linee chiaramente diverse, una che si pone nell'ambito dei "diritti" da "perorare", l'altra nell'ambito della lotta di classe. Queste due linee si esprimono in ogni campo, e noi sosteniamo la classe operaia e le sue avanguardie che accettano ciò che porta il cammino e vi si confrontano senza pietismi.
In ogni caso non sono stati segnalati incidenti o provocazioni repressive di alcun genere.
Veniamo ad apprendere invece in altre parti del sito del Sindacato, che le provocazioni (come quelle che a Brescia stanno attuando le cosiddette forze dell'ordine nei confronti di quegli immigrati che sono stati identificati durante la solidarietà ai clandestini sulla gru) nei confronti di immigrati lavoratori stagionali del settore turismo, NON SONO CESSATE, e che anzi parrebbe che le forze di polizia avessero ordine di arrestare ed espellere anche QUEI LAVORATORI che hanno proceduto ad iniziare vertenze e cause presso il Tribunale del Lavoro. Questa cosa, se veritiera come sembra, darebbe "il segno" di quale sarebbe la follia nazista e razzista che pervade i sadici in divisa, che vorrebbero attuarla in una situazione di "vuoto di potere" quale di fatto già è, sulla base degli ordini fanatici del trombettista aspirante jazzista, Maroni. Un esempio sui generi di cose già accadute in passato.
A VOCE ALTA GRIDIAMO: NO AL FASCISMO NO AL RAZZISMO !
Il 12 dicembre è vicino.
Per noi il 12 dicembre è tutti i giorni !
Attenti reazionari, che avete superato la soglia di guardia già da tempo !
Il Popolo Italiano, il Proletariato, i Lavoratori ed i Disoccupati, sono stanchi !

2010-11-16

Nostra traduzione di un articolo sulla Lotta delle lavoratrici tessili in Bangladesh nel 2010, tradotto da "Partisan"

Le “Canuts” del XXI secolo !
BANGLADESH – DONNE IN SCIOPERO
(traduzione dal francese – da “Partisan”, novembre 2010 – n.4)

 [Il movimento operaio all’inizio del XIX secolo visse un grande passaggio con la lotta dei “Canuts”, ossia degli operai setaioli di Lione]

In Bangladesh, ci sono 455 grandi fabbriche tessili che occupano 4 milioni di lavoratori, in maggioranza donne. Le donne rappresentano l’80% della manodopera dell’industria tessile, subiscono aggressioni ed imprigionamenti.
QUESTI OPERAI (UOMINI E DONNE) SONO I PEGGIO PAGATI DEL MONDO, prendono circa 18 euro al mese (meno di un euro al giorno). Durante gli ultimi 5 anni, i beni di prima necessità come il riso, il grano e gli affitti sono aumentati di circa il 43%. I lavoratori iscritti a sindacati nel settore tessile sono circa 100.000 (uno su 40), ma la rivendicazione unitaria di 55 euro al mese ha permesso una maggiore adesione ed una unità nella lotta. Queste officine producono per Wal-Mart, Marks, Spencer, Carrefour, Zara, … Producono per i nostri marchi ! [1]
Il padronato ha “invitato” i dirigenti sindacali ad una riunione proponendo un salario mensile di 33 euro. Se certi sindacati hanno accettato, i sindacati più radicali hanno rifiutato, valutando che questa somma ridicola sia insufficiente alla sopravvivenza dei lavoratori.

I LAVORATORI RESISTONO, bloccano le strade, incendiano le fabbriche e le materie prime, distruggono le macchine. Dall’inizio del 2010, i lavoratori hanno perso la pazienza. Con la crisi, si è aggravato ancor più il deterioramento delle condizioni di lavoro e di sfruttamento, dovute all’aggravarsi della concorrenza tra i paesi. Questa la motivazione di questa esplosione. Da alcuni mesi, gli operai si stanno battendo con la polizia in tutte le città del paese. La polizia è stata rinforzata da una sezione militare speciale (forza rapida di intervento) e da una milizia speciale armata di stanza nei pressi delle officine (Ansars).

I PADRONI DEL TESSILE MINACCIANO… di delocalizzare. Ad un sindacalista inglese, il ministro del lavoro racconta la sua impotenza: “Il problema in Bangladesh è che le multinazionali della grande distribuzione non pagano questi aumenti salariali. Ogni anno, le multinazionali calano i prezzi, e spingono verso il basso anche i salari. Voi dovete controllare le multinazionali, se voi volete aiutare i lavoratori del tessile.”  [2]

L’ORGANIZZAZIONE. Il punto debole del movimento, è che non ha una direzione unificata. [3] In Bangladesh, ci sono 6.000 sindacati, in concorrenza gli uni con gli altri, con poche coalizioni sindacali. Il denaro proviene soprattutto dall’Europa o dagli Stati Uniti d’America, ed ecco la lotta per ricevere questi fondi.
Il partito [sedicente] comunista inglese, (giornale Morning Star). Molto riformista, sostiene la lotta degli operai del tessile, ma non ne sostiene le loro azioni più violente. I veri comunisti non possono solo battersi per dei salari migliori, si danno come obiettivo nel corso della lotta la costruzione di un’altra società, e la Storia ha dimostrato che questo non si può fare in maniera legale e pacifica.
Ci sono partiti maoisti, legati alla guerra popolare in India, che partecipano a delle azioni armate, come il PBSP MUG-Bangladesh, ma non sappiamo bene come sia il legame tra la lotta dei lavoratori del tessile e la lotta armata. I lavoratori del tessile del Bangladesh hanno imparato rapidamente nella lotta di classe, la legalità, l’illegalità, la resistenza allo Stato, come si può apprendere in tutta la durata di una vita. Non si può accontentarci di dire che bisogna lottare, bisogna passare ad un'altra tappa della lotta contro le multinazionali mondiali. [4] Sosteniamo la lotta degli operai del tessile in Bangladesh.
Viva l’internazionalismo proletario !

Traduzione a cura del Circolo operaio di Proletari comunisti – Venezia

[1][nel testo originale la parola “nostri” era in maiuscolo, noi la teniamo minuscola perché non siamo così idioti dal pensare alla bandiera nazionale quando si tratta di marchi di aziende capitalistiche, dato che peraltro il capitalismo è il primo motore guerrafondaio della Storia ad aver mosso guerra al concetto di nazionalità, n.d.T.]
[2] [ovviamente il governo del Bangladesh è strettamente legato all’Occidente, ma l’articolista rappresenta una realtà viziata principalmente dalle multinazionali per significare che poi sono esse che dettano legge, e non certo, nemmeno, il governo stesso, n.d.T.]
[3] [anche qui la rappresentazione dell’articolista al problema –la unità del movimento sindacale- astrae dalla storia concreta del Bangladesh nonché in un certo senso anche dalla necessità che ha ogni movimento di svilupparsi dal basso per essere tale, determinando poi una guida, e non certo dandosi la priorità di “unirsi” anche con gli opportunisti ed i venduti; un problema del genere lo abbiamo anche in Italia, n.d.T.]
[4] [qui vediamo come i compagni di “Partisan” non inseriscano mai nel loro articolo il termine “imperialismo”, che delle multinazionali è stato il “naturale” primo prodotto; ciò perché qui i compagni di “Partisan”, civettano con il movimento “noglobal”, che ha orrore del termine “imperialismo”, n.d.T.]

Iniziato il lavoro di studio del Manifesto del Partito Comunista, scritto nel 1847-1848 da Marx-Engels

Già due gruppi di operai immigrati hanno iniziato lo studio del Manifesto del Partito Comunista all'interno delle riunioni di studio del Circolo; nel veneziano la nostra presenza, a causa di una gravosa e pesante perdurante e provocatoria situazione di controrivoluzione "preventiva", vede i lavoratori e gli studenti italiani più timidi a frequentarci, questa situazione potrà cambiare solo con il tempo, quando la pesantezza della crisi farà in modo che i circoli opportunisti presenti smetteranno di raccogliere le spinte che vengono dai giovani e dai lavoratori più coscienti.
Si tratta in gran parte di operai metalmeccanici della provincia di Venezia.

Partecipazione alla manifestazione dei metalmeccanici del 16 ottobre

Proletari Comunisti - PCm ha partecipato alle manifestazioni in piazza del 16 ottobre ed alla contestazione del comizio di Epifani.

pc quotidiano 11-17-18 ottobre - la contestazione a epifani

La visibile contestazione del comizio di Epifani, da noi voluta e organizzata con le nostre bandiere, si è dimostrata una azione positiva, come elemento di una differenziazione politica e sociale che era importante segnare in una gigantesca manifestazione come quella di ieri.
purtroppo molte forze che volevano partecipare alla contestazione, tranne un gruppo di giovani, operai e studenti, che innalzava lo striscione dello sciopero non c'erano- invece era giusto e necessario dare una indicazione ai lavoratori visibile, come noi invece abbiamo cercato di fare ai due concentramenti con striscioni, volantini e locandine, nel pezzo di corteo da Ostiense e nei punti di arrivo dei due grandi cortei, da via Merulana e da
via E. Filiberto.
Questa presenza alla manifestazione e alla contestazione ha trovato un qualche spazio nei mass media Oggi tutta la grande stampa scopre Red Block e Proletari comunisti.
Sole 24ore, pag. 6 nel titolo occhiello: "fischi dei Red Block a p.zza S. Giovanni" - nell'articolo "anche se durante il comizio finale un nutrito gruppo antagonista dei Red Block ha occupato l'area sotto il palco riservando fischi all'intervento di Epifani... tanto da spingere il leader della Rete 28 aprile Giorgio Cremaschi su posizioni tradizionalmente vicine
alla sinistra radicale, a fare più volte cenno di smetterla con le contestazioni...".
La Repubblica, pag. 6: "...ma in realtà le due parole urlate più forte e più volte sono state: 'Sciopero generale', ritmato a pugno chiuso sotto le bandiere di Red Block...".
Corriere della Sera, pag. 2: "Epifani... quando sale sul palco ha a destra Cremaschi, a sinistra Landini e a pochi metri davanti a sè un gruppuscolo di fischiatori che sventola bandiere di Proletari comunisti e di Red Block".
La Stampa, pag. 2: "Guglielmo Epifani al suo ultimo comizio a segretario generale della Cgil si prende qualche fischio da un gruppetto di militanti con bandiere Red Block e Proletari comunisti".
L'Unità, pag. 6: "la Fiom ha chiesto lo sciopero generale... alla piazza piace, applaude, in tanti avevano scandito la richiesta durante il corteo. Ma non sono metalmeccanici quelli che continuano a scandirla durante tutto il comizio di Epifani. Qualche decina di persone, a poca distanza dal palco, con le bandiere Red Block, Slai cobas, Proletari Comunisti".
Si intende qui slai cobas per il sindacato di classe taranto, presente con una delegazione dei sidsoccupati organizzati che avevano aderito alla manifestazione).
Infine, i due giornali - uno di fasla sinistra che non ha gradito..
Il Manifesto, che è costretto a citare ma deve avviare subito operare per isolamento, denigrazione e criminalizzazione della nostra presenza. Il pezzo nel suo piccolo è significativo. "non è semplice per Epifani iniziare a parlare. la piazza invoca: sciopero,
sciopero! La segreteria della Fiom al completo gli si mette al fianco intorno al microfono. E' regola antica in Cgil, il segretario generale si rispetta. La folla che è rimasta capisce fa silenzio, tranne una cinquantina di persone che sventolano un paio di bandiere di un ignoto Red Block, e fischiano per un pò".
Libero, fa il commento più di destra. Mette un titolo: "Epifani contestato, minaccia lo sciopero". Ma non mette la cronaca della contestazione. E' in un altra pagina, 4, che scrive: "... non c'erano i tanto temuti Black Block, ma i più pacifici Red Block, naturalmente di rosso vestiti...".
Se ci sono diversi altri giornali, oltre ai sette citati, che hanno rilevato la nostra presenza, Sono scorse molte immagini nelle televisioni e nei tanti video, un manifesto viene realizzato da oggi e affisso nelle fabbriche e nelle città dove siamo presenti con la foto dello striscione di Roma e questo testo
"UN MILIONE IN PIAZZA A ROMA. IL NO DELLA CLASSE OPERAIA CONTRO PADRONI E GOVERNO. SI' ALLO SCIOPERO GENERALE. RED BLOCK, PROLETARI COMUNISTI CONTESTANO EPIFANI".
Nelle scuole, nella gioventù proletaria, nel movimento va valorizzata la presenza e la novità rappresentata dai giovani maoisti di Red Block, che dopo l'antifascismo a Palermo ha avuto modo di cominciare a farsi vedere alla grande manifestazione di Roma - non è facile oggi realizzare una presenza tra i giovani di una organizzazione giovanile comunista, rivoluzionaria e maoista autentica impegnata nella lotta e organizzazione su tutti i temi: movimento studentesco, antifascismo e repressione, internazionalismo e saldamente a fianco delle lotte operaie e proletarie.
Proletari comunisti
17.10.10

La nostra partecipazione alla manifestazione è stata positiva.
La linea che ci eravamo data di coprire tutti e due i cortei con due raggruppamenti diversi è stata giusta ha permesso di raggiungere parte significativa degli operai di tutta la regione, con buona visibilità in piccolo naturalmente.
La presenza con lo striscione principale ai due concentramenti finali è stata positiva e visibile: molto buona per il raggruppamento intorno a PA; con qualche difficoltà all'altro raggruppamento intorno a Taranto che erano numerosi ma per alcuni proletari era la prima volta in manifestazioni di questo genere.
Riuscita dall'inizio alla fine la presenza dei giovani maoisti di Red Block.
La compattezza e la visibilità all'atto della contestazione di Epifani ha dato valore e anche significato politico generale alla nostra presenza.
Diffuse diverse decine dello speciale Fiat - anticipo del nuovo numero della rivista marxista-leninista-maoista 'la nuova bandiera' Fiat in una situazione in cui era abbastanza difficile diffondere; diffusi fogli mfpr fatti ad hoc per le operaie e donne proletarie presenti;
presi e ripresi numerosi contatti.
Particolare calore e rilievo primo fra tutti in questa fase con i tre licenziati fiat sata.
Verificata l'attenzione e interesse per il nostro lavoro e la crescente e perfino inaspettata lettura del nostro blog.
Possiamo fare di più e meglio, se cresciamo innanzitutto politicamente, organizzativamente e anche ideologicamente. Ma un passo in avanti è stato fatto.
Proletari comunisti
17.10.10

2010-09-28

Presentato il Circolo Operaio di Proletari Comunisti di Marghera e prov.Venezia

Il 24 settembre, anniversario del magistrale discorso del Presidente Gonzalo, alcune decine di operai di varie nazionalità, occupati nella nostra provincia, hanno partecipato alla presentazione del Circolo Operaio e del piano di studio del marxismo-leninismo-maoismo.
Ospiti alcuni compagni e compagne del Movimento Popolare Perù, che hanno potuto presentare le loro tesi a sostegno della guerra popolare del loro paese, affrontando in particolare due argomenti, l'importanza dell'ideologia e della linea pratica del Partito Comunista del Perù, e l'internazionalismo proletario dal punto di vista degli operai, mettendo a confronto varie esperienze.

2010-09-18

Sulla Cgil Veneto

18-9-2010
La Cgil Veneta reagisce alle critiche sempre più pesanti della base dei lavoratori,
che si traducono sempre più in emorragia di iscritti, crescita di rapporti e organisminuovi dell'autorganizzazione operaia e proletaria ?
In parte reagisce. In parte subisce la volontà dei lavoratori (come anche nella vertenza dei lavoratori della Cultura in lotta a Venezia).
Spieghiamo qui con due esempi perché sia una reazione un po' patetica, e perché sia
comunque positivo.
E' patetico vedere (giornali padovani del 16 settembre) il segretario della Filt gridare hurrà per una inchiesta condotta dalla finanza con l'arresto di tre mascalzoni, come se si trattasse di una cosa eccezionale, lo è, ma è per noi che la viviamo, noi proletari,la norma.
A Padova sono stati arrestati 3 mascalzoni, di cui un consulente del lavoro e una falsa commercialista, e azioni di 14 società. L'accusa è stata di "associazione per delinquere finalizzata alla falsità materiale e omesso versamento delle ritenute assistenziali e previdenziali".
Per chi come lo slai cobas per il sindacato di classe delle cooperative denuncia le FALSE COOPERATIVE sin dal 2006 a Venezia ed altrove, come alla GEOX dove la Cgil non ha fatto nulla a fronte di 500 lavoratori immigrati mandati
disoccupati dopo un bestiale sfruttamento anche di 8-10 anni, questa è la norma.
Una norma come quella della Job project di Mestre, 60 sentenze di condanna e nessuna
eseguita, su 400 lavoratori buggerati nella primavera del 2009, una realtà che con migliaia di appalti NON POTEVA NON ESSERE LEGATA al potere locale, su cui non c'è mai stato nemmeno uno sciopero.
Ora la stessa Filt Cgil è quella che firma i contratti di forfettizzazione degli straordinari nel settore autotrasporti (stesso contratto, gli autisti dei camion e i proletari costretti a mille lavori diversi sotto la dicitura FALSA di "facchini").
E' positivo che dopo una assemblea spontanea del Cobas della Fincantieri con oltre 20dei lavoratori della Elios alla Fincantieri di Marghera svoltasi sabato scorso a Marghera ai margini della "Festa rossa" di Rifondazione, la Fiom si sia presa una paura da 90 e abbia indetto sciopero oggi per questa azienda, a fronte di mancati pagamenti della 13a del 2009 e del credito irpef.
Dunque un altro passo avanti.
Ma solo unendosi alla organizzazione dei Cobas si può vincere !

2010-09-08

FINKANTIERI STORY - Dietro gli annunci di cassa integrazione, una realtà infernale

8-9-2010
Dal processo di costruzione del Sindacato di Classe dei Cobas a Marghera dentro Fincantieri vengono degli insegnamenti che noi comunisti dobbiamo imparare a dominare meglio nel lavoro politico tra le masse proletarie.

Innanzitutto precisiamo che stiamo parlando di una realtà industriale in continuo movimento, composta da migliaia di uomini (ed anche donne) che quotidianamente entrano a fiumi nei meandri infernali dei cantieri di Marghera, spesso rischiando la vita, vivendo permanentemente in condizioni di lavoro estremamente precarie e dannose per la salute.

Una realtà che vede alcune altre migliaia di lavoratori fluttuanti, che in parte si sostituiscono successivamente ai precedenti, in parte si spostano. Marghera nell’organigramma di Fincantieri vede appalti collegati in particolare a Monfalcone, ma anche a Genova-Sestri ed Ancona.

In questa realtà, che venticinque anni fa era ancora composta essenzialmente da due uniche aziende, Breda cantieri navali e Navicolor (che operava nel settore della verniciatura delle navi), operano ora centinaia di imprese di appalto e subappalto.

I settori in cui operano, a parte l’ultimo stadio del prodotto finale, l’avviamento e la messa in mare e la prima crociera, ove entrano in gioco gli armatori come Costa ed altri, sono parte di un complesso processo produttivo definito nei minimi particolari da Fincantieri, e delegato ad una miriade di costruttori ed addetti ai montaggi. Una serie di capannoni ove vengono costruiti i “blocchi”, le parti della nave, attraverso processi costruttivi di carpenteria, molatura, saldatura, quindi una costruzione successiva, con le condutture, le tubazioni, gli impianti, quindi la sovrastruttura interna, infine i dettagli, l’arredamento, le finiture, le luci, e via dicendo.

Se tutto questo un tempo era gestito da una unica azienda, sia la conflittualità operaia, sia le rivendicazioni sindacali, sia le conquiste, sia la difesa rispetto alle condizioni di lavoro (ricordiamo che l’unico sciopero totale riuscito sinora in Fincantieri e non indetto dalla Fiom è stato nel 1995 quello indetto dalla Associazione esposti amianto, dopo anni di tentennamenti della Cgil), erano affrontabili non certo semplicemente, ma in termini complessivamente unitari.

Oggi invece, gli appalti ed i subappalti sono il sistema di sfruttamento stesso, l’”impianto” della gran parte del plusvalore estorto dai padroni, la “valvola” che NON DEVE saltare, perché saltando questa, è l’insieme dei rapporti sociali e politici non solo della fabbrica, ma dell’intera città di Venezia, che salterebbero.

Non a caso la prima delle etnie dei lavoratori impiegati è il Bangla Desh. Per una serie di circostanze, chi li ha assunti, sono padroni che in precedenza spesso erano sindacalisti, od operai essi stessi, e che quindi “concordano” con Cgil, storicamente, molte questioni, certo metodologicamente, senza o comunque prima di sentire come la pensano i lavoratori.

Quando questo punto di conflitto infatti venne alla luce, una delle avanguardie operaie di questa etnia, venne incarcerato per droga, e la montatura servì a contenere il conflitto sociale. Erano gli anni ’90, il trend economico della crisi era diverso, i dividendi delle avventure imperialiste in cui l’Italia stessa si era inserita, erano ben più corposi di oggi.

La stessa politica della Cgil era meno soggetta ai ricatti padronali.

Con la legge Treu e la legge Biagi, si apre una situazione complessivamente diversa, e questo non manca di riversare i suoi effetti anche in realtà industriali come questa, dove il lavoro si svolge per “commesse”, e quindi, pur essendovi aziende che hanno storicamente la “fiducia” di Fincantieri, ve ne sono anche altre che si trovano con minore sicurezza ad operare. Tuttavia il distinguo è secondario, e non deve essere certo inteso a giustificare una realtà di supersfruttamento e di precarietà, soprattutto perché A TUTTI I LIVELLI in Fincantieri a Marghera si opera selettivamente ad espellere quelle avanguardie che non stanno dentro le compatibilità decise dai padroni e dentro i limiti decisi dai vertici confederali che controllano la Rsu.

Riprendendo l’esposizione, abbiamo circa 1.200-1.300 lavoratori diretti di Fincantieri, tra impiegati, capi, responsabili, e semplici operai professionali. Questi sono in buona parte italiani.

Abbiamo poi impegnati circa 2.500 lavoratori di tutto il mondo. Un paio di centinaia sono operai specializzati inglesi e di altre nazioni europee, certo oltre i cinquecento e poco meno di mille, sono i lavoratori del Bangla Desh. Al di là di quanto risulta in busta paga, molti di loro lavorano a 6 euro all’ora, cioè restituiscono la differenza dalla somma delle 8 ore moltiplicate per 6 euro, rispetto a quanto bonificato. Il padrone se li fa ridare persino dentro l’agenzia Unicredit interna alla Fincantieri stessa, oppure se li va a prendere davanti alla banca dopo il bonifico o l’assegno, o, ancora, la sera il lavoratore dopo aver percepito il salario va fuori fa un bancomat e passa ad un galoppino magari suo connazionale, i 300-400 euro per il padrone.Vi sono poi indiani, croati, cinesi, africani, tunisini, marocchini, albanesi, russi, moldavi, polacchi, ecc., molti i rumeni, che accettano anche 3 euro all’ora sottobanco (ossia restituiscono la differenza sulla busta paga con il sistema visto prima, o lavorano senza regolarizzazione).

I filippini lavorano in Costa, per esempio, non per essere pagati “meno”, ma perché molto piccoli, così hanno stanzine piccole nelle navi, e sono loro poi che fanno andare avanti le crociere.



Tutto questo lo sanno tutti. Si va anche a vedere i bonifici, sono inferiori al netto busta in molte aziende. Ma addirittura, c’è un sistema opposto. La busta paga arriva a 1.150 per esempio, ma il bonifico arriva in banca con 1.600 euro (magari ha lavorato 228 ore a 7 euro l’ora). Però per venire in Italia il lavoratore ha contratto un debito verbale di 10.000 euro, e quindi restituisce 300 euro al mese.

Altra evasione fiscale del padrone, che ora è meno “grave” grazie alla defiscalizzazione degli straordinari voluta da Berlusconi, è quella della trasferta. La trasferta viene riconosciuta anche 30 giorni su 30, anche al suo massimo (46,48 euro al giorno), dalla Fincantieri, alla ditta di appalto, la quale NON la paga al lavoratore. Ecco che avere lavoratori dipendenti, dopo essere stati per 10 anni degli zelanti lecchini del padrone, ha i suoi vantaggi. 20 lavoratori dipendenti per 1.200 euro di trasferta al mese sono 24.000 euro. Come pensare che finiscano solo nelle tasche del titolare dell’appalto ?

Siamo evidentemente ad un passaggio importante, siamo nella produzione di plusvalore (Fincantieri verso il committente della nave) ma anche a ritroso (il superprofitto si fa accumulazione ORIGINARIA, furto vero e proprio).

Vari lavoratori riferiscono al Cobas che sono corrotti anche i sindacalisti Cgil-Cisl-Uil, e che addirittura a fine anno passano a prendere il premio di “produzione” in nero da ogni singolo padroncino.

E’ normale (non eccezionale) per loro darsi del tu con i titolari delle imprese.

Come pensare che queste siano solo “calunnie” di lavoratori peraltro “ignoranti” e che “conoscono poco e male l’italiano” ?

Il modo di produzione in Fincantieri quindi è anche razzista e il controllo sindacale confederale in particolare della Fiom non è antitetico ad esso.

CHE COSA NE PUÒ DIRE DUNQUE AL RIGUARDO UN DELEGATO MILITANTE DELL’OCI, ISCRITTO ALLA FIOM, CHE SI BATTE CONTRO IL RAZZISMO IN POLITICA E CHE IN CAMPO SINDACALE PARTECIPA ALLA RSU CHE E’ DIRETTAMENTE IMPEGNATA A TENTARE DI ESCLUDERE E DISCRIMINARE IL COBAS ?



PER SPIEGARE QUESTO PASSAGGIO OCCORRE FARE UNA DISGRESSIONE TEMPORALE.

NON PAREVA CHE VI FOSSERO GRANDI TIMORI ALL’INIZIO DELL’ANNO. Dopo che per lunghi mesi la vertenza degli operai tunisini e di Aziz Metal-Italiana Impianti aveva avuto dei successi e dei riscontri (tra cui il ritiro dell’appalto da parte di Berengo spa, storica azienda operante per Fincantieri, e ora una delle centrali di governance dei subappalti in Fincantieri) si era avuto il naufragio della vertenza causato da eccezionali fattori nazionali di pressioni e ricatti, della vertenza: il Presidente della Repubblica Tunisina che ha lodato in televisione uno dei titolari, il referente tunisino Daoud Bouschak, ha fatto da volano ad un fallimentare tentativo di scippare la vertenza al Cobas passando per alcuni avvocati di area Cgil, senza che i lavoratori firmassero le deleghe per la denuncia penale del Bouschak, che è bene introdotto nelle amministrazioni provinciali e regionali), Va detto che se prima i tunisini che venivano in Italia pagavano 4-5 mila euro al poliziotto – tramite di turno, ora la tariffa, estesa anche alle DONNE, È DI 10 MILA ANTICIPATI.

TIMORI che sono riesplosi subito dopo l’apertura della vertenza economica e contro i demansionamenti e trasferimenti, in Bensaldo e Sonda, due aziende di proprietà del “principe” del Bangla Desh a Mestre, il sig.Mohammed Alì, bene introdotto anche negli ambienti no-global, tanto da pagare 8.500 euro di affitto per una festa nazionale bengalese da lui finanziata, tenutasi nella scorsa primavera al “centro sociale Rivolta”.

Ne è seguito anche uno sciopero il 28 maggio, che ha visto il boicottaggio della Fiom, e sui media sono ricomparsi, già a febbraio, articoli e prese di posizione sulla indagine stoppata in Procura, e sulle minacce di morte ad alcuni operai denuncianti, appartenenti al Cobas. La cosa significativa è che in occasione delle giornate di pubblicistica mediatica del 2010, è che né il PD né il PRC né il PdCI hanno preso posizione, ma solo la Lega, la Cisl, e ultima, la Rsu Fiom, ma contenendo genericamente la problematica, e senza nominare mai il Cobas, in un comunicato stampa. La tattica della Fiom è quella del parlare male del Cobas senza scrivere.

Del resto anche nel 2009, quando Pipeschi era ancora a Venezia, c’era il terrore inizialmente di parlare dei Cobas, tanto che fu il giornalista Pasqualetto ad aprire il battage sul Corriere del Veneto, prima ancora che venissero fatte le perquisizioni.



ECCOCI DUNQUE ALLA RISPOSTA SULLE DISCRIMINAZIONI SINDACALI CONFEDERALI E FIOM VERSO IL COBAS.

Esempi di questo possono esserne fatti diversi. Siccome il Cobas non è ancora passato tra gli operai diretti di Fincantieri, un primo argomento che i delegati Fiom utilizzano verso gli operai che contestano alcune carenze sindacali loro, è che “comunque il Cobas non può entrare, non è riconosciuto da Fincantieri”. Non è mancanza di riconoscimento, è che gli operai diretti italiani sono rigidamente collocati tra le centrali sindacali, tanto che una presenza di un Cub tra gli operai italiani da anni ed anni non è mai riuscita ad uscire allo scoperto.

Un altro esempio è quando un operaio iscritto al Cobas subisce una angheria e si rivolge anche alla Rsu per avere un aiuto diretto sul campo. Generalmente c’è stato anche un periodo di scambi comunicativi diretti tra il Cobas e dei delegati Rsu, ma poi succedeva comunque immancabilmente che gli veniva detto: “Non fare quello che ti dice il Cobas, perché stai nel Cobas, vieni in Cgil e ti mettiamo delegato della tua azienda”. Ovviamente nel 99 % dei casi questi blandimenti cadono inascoltati, ma sono avvenuti molte volte, e molte volte gli operai del Cobas li hanno riferiti ai loro compagni di sindacato.

Un altro esempio grave è l’assemblea svolta con i responsabili locali delle 3 federazioni sindacali e con i lavoratori di Bensaldo, Sonda e Ship Building (neonata creatura intestata ai parenti diretti del sig.Mohammed Alì), assemblea per la concessione all’azienda della CIG, indetta senza la ns.presenza, e CIG concessa a detrimento delle vertenze per il corretto riconoscimento delle ferie. Cosa che il Cobas ha apertamente denunciato. Da notare che dell’assemblea gli operai avevano appreso dal padrone e non dalla Fiom stessa !

Un esempio più grave è quando un gruppo di operai di un appalto vuole aderire in blocco al Cobas, perché magari il padrone non paga la 13° o l’irpef a credito. Allora i delegati Fiom dicono loro: “se poi però l’azienda chiude, NOI possiamo farvi riassumere da un’altra azienda subentrante, il Cobas non può farlo”. A parte che non insegnano loro una attitudine alla lotta, ma sempre alla mediazione sindacale e basta, c’è da dire anche che ammettono nelle loro affermazioni ai lavoratori, che loro hanno rapporti stretti con la direzione Fincantieri. La stessa direzione Fincantieri che chiede loro milioni di euro per danni all’immagine !

C’È QUALCOSA CHE NON TORNA.

Ma l’afflusso al Cobas di ex delegati e semplici iscritti della Fiom, continua.

Ecco che in tale situazione, avviene il licenziamento di un giovane operaio con quasi 3 anni di lavoro di saldatore alle spalle, ed ancora inquadrato come apprendista, un giovane operaio appena passato dalla Cgil al Cobas. La vicenda è nota, e l’operaio, licenziato il 13 luglio, è stato reintegrato al lavoro il 3 agosto.

Ma la lotta continua, e sono molto coraggiosi quegli operai che sfidano il clima opprimente e mafioso del ricatto, delle minacce, delle estorsioni, e che denunciano queste cose, che le rivendicano apertamente persino all’Ufficio del Lavoro ed in Tribunale, che sfidano le minacce di morte, che apertamente solidarizzano con altri operai in lotta (come quelli delle pulizie interne, con cui il Cobas ha solidarizzato lunedì 6 settembre davanti ai cancelli, prima della positiva conclusione della loro breve ed incisiva vertenza).

Ma dov’è la “sinistra” ?

Dove sono i “Tuttinpiedi” con le sue proposte isolate di costituire coordinamenti disoccupati fantasma ben separati da “tutti” i sindacati e quindi anche da noi, i noglobal di Casarini, i revisionisti che amano definirsi comunisti ?

Sono rigidamente inquadrati o nei propri orticelli, o all’interno di Cgil.

E si guardano bene dal considerare la potenzialità e l’importanza, la centralità, della lotta del Cobas appalti di Fincantieri.

Un atteggiamento che peraltro abbiamo riscontrato, ben diverso, da quello di molti operai della Fiom di Monfalcone, che in una occasione ci hanno persino aiutato nel volantinaggio, lo scorso maggio a Staranzano.



Occorre capire quindi alcune cose, e non ci dilunghiamo oltre nei dettagli, che tanto il Cobas per il sindacato di classe ha già prodotto abbondante documentazione nel suo sito.



La prima cosa, è che il “sistema” di mediazione tra il revisionismo guidato dalla borghesia e il padronato, si regge oramai SOLO sul supersfruttamento dei lavoratori del sistema degli appalti, subappalti, interinali (es.Nuova Pansac) e cooperative.

Questo sistema di mediazione non aiuta i lavoratori, li porta alla deriva, al funerale lento, alla progressiva sostituzione degli operai di modo da tenere basso il “costo del lavoro”, ed alla funzionarizzazione degli operai italiani in mansioni di capi, responsabili, ecc.. Un passaggio del tutto coerente all’affossamento della Costituzione ed al “moderno fascismo”.



La seconda cosa, è che la natura dei diritti sindacali viene riconfermata come un elemento dialettico, che risponde alla dinamica della lotta di classe e non alle formalità ed ai formalismi dietro cui si trincerano i Rsu confederali ed i loro capoccia.



La terza cosa, che in nome della difesa dei posti di lavoro e del “salvare lo stabilimento”, periodicamente, e ad ogni occasione di conflitto operaio dal basso, riparte la campagna di terrorismo mediatico lanciata dalla Fincantieri, sulla mancanza di lavoro, sulla cassa integrazione, ecc. Strumenti utilizzati in funzione del profitto e non come elementi integrativi di situazioni di fatto.



Si è verificato infatti che il sistema degli appalti e subappalti è mafioso perché SI VUOLE che lo sia, perché è la ditta madre (nelle denunce dei Cobas del Veneto rimarcano non solo il caso Fincantieri ma anche Geox, San Benedetto, Porto di Venezia, ecc.) che ne determina l’esistenza.



Gli organi competenti possono poco, o nulla. I giudici coraggiosi, ottengono trasferimenti, o si rifugiano in politica. La sinistra tace.



Solo attraverso un Partito comunista di tipo nuovo, il PC maoista, si potrà affrontare le necessità delle masse dal punto di vista corretto e complessivo. Nel frattempo, il sostegno e la solidarietà agli operai immigrati, è un passaggio necessario e discriminante, tra chi sta nel campo operaio, e chi nel revisionismo, o peggio, nella controrivoluzione.